lunedì, marzo 31, 2008

Non tutto il male per nuocere... [PT1]

Era una giornata come tante, il sole oscurato da decenni aveva fatto dimenticare la bellezza della luce. La pioggia,insistente, batteva un ritmo frenetico sulle finestre esposte al grigio di una metropoli decadente e scaduta da anni. L'unica luce che illuminava le nostre vite era maledettamente sintetica, neon traballanti schiarivano incerti futuri poco rosei. Non vi era speranza no, non se ne vedeva..
Io restavo in silenzio seduto sul divano, luci spente, olotivù sontonizzata su un canale di musica jazz, la paglia accesa che si consumava viziando l'aria. In silenzio mi lasciavo trascinare nei pensieri cercando di trovare me stesso, cosciente del fatto che probabilmente non ci sarei mai riuscito. Non andavo a lavoro da giorni ormai, la barba incolta e un tasso alcolico sintetico nel sangue superiore ai limiti consentiti dalla legge proibizionista del cazzo che ha varato il nuovo governo. Crisi da cyberpsicosi la chiamano, io la chiamo "sono fottutamente stufo di questa merda". Stavo bene con la mia "dipendenza" ma ora tranne qualche piccola caduta verso il basso mi sento migliore. Sfamo il piccolo mostro che è dentro di me qualche volta, come questa settimana, alcol, paradroghe e nicotina ogm. Lo so non mi fa bene ma poi tiro avanti mesi senza abusarne. E' un paradosso, ma cerco di sopravvivere come fanno tutti, e sinceramente credo di riuscirci meglio di altri. La depressione se ne è andata, poi l'alcol e le drogucce varie te la fanno tornare. Ti abbandoni sui cuscini di tessuto filotecnico, piangi magari come un bambino ma domani passa e non ricordi.
Ma qualche sera fa, ho rivisto la luce, e non parlo di quella giallastra artificiale, parlo di luce bianca, pura e candida. Lei era li al TroxBar e attirò la mia attenzione perché suonava uno di quei pianoforti vecchi di una volta, quelli del ventesimo secolo. Il loro funzionamento è essenzialmente analogico, non hanno nulla di tecnologico ma semplici corde di dimensione diversa con tensioni differenti che vengono sollecitate da martelletti collegati ai tasti. Erano anni che non provavo un'emozione cosi forte. Lei era bellissima, con questo vestito rosso di seta e la scarpa con il tacco dello stesso colore. Gli occhi chiusi, come se fosse in un altro mondo, le sue mani danzavano con sentore sui tasti in un movimento sensuale, quasi erotico, sembrava che il pianoforte fosse la cosa che lei più amava e lo stesse toccando, accarezzando, coccolando e lui lui le era grato e le rispondeva con sinfonie angeliche. Vado sempre al TroxBar di venerdì perché fanno buona musica e lo stile retro del 2000 mi piace abbastanza. Conosco a memoria tutti i gruppi oramai fanno serate di venerdì e li ascolto con piacere. Mi piace abbandonarmi in quel locale e sognare una vita migliore come era anni fa.. Ma lei, lei non ha mai suonato qui, mentre la osservo in tutta la sua angelica presenza progressivamente con convinzione sempre più forte acquisisco la sensazione che l'ho già vista da qualche parte, ma le drogucce mi rallentano la memoria, decido quindi di abbandonarmi alla sinfonia della straniera ...

... Continua ...

4 commenti:

fermosenzaforma ha detto...

anche gli occhi, gli occhi di fermosenzaforma erano contaminati dal gelo dell'anima tanto da dimenticare la bella luce viva e calda del sole,tutto era spento le luci sintetiche dominavano le sue giornate era un sole amaro sintetico,alieno,era lui stesso un alieno un androide che aveva perso la sua anima dov'èera finita? dove era finito lui stesso? era rimasto un corpo solo un corpo,gelato e i suoi colori finiti in quel pozzo nero in cui era caduto da bambino senza che nessun se ne accorse,era un solletico silenzioso del cuore quel cuore spento ,che ora sentiva avendo preso coscienza che in quella dimensione c'erano finiti anche altri,nel mondo ma non nel mondo come lui stesso si era senmpre sentito

Anonimo ha detto...

Entrai nuovamente a vedere cosa c’era di nuovo, 0 videi ma 1 testo.
Un testo dove parli della ricerca di te stesso e della consapevolezza forse di non arrivare mai al “dunque” … e questo forse è una male comune.
Mi perdo nei pensieri guardando fuori dalla finestra … osservo particolari e mi accorgo che più mi concentro nel farlo più vedo ofuscato come se tutto diventasse tutt’uno; allora i particolari non ci sono più … sto pensando all’idea di cambiamento ! Questo pensiero si è intrufolato in me senza quasi me ne accorgessi. A volte ho così tanti pensieri che si confondono uno con l’altro e non so distinguere il mio film da dove è iniziato.
Allora penso che andare alla ricerca di se stessi è un’impresa. Forse si vogliono dare nomi a troppe cose … mentre le cose e le emozioni ci sonno, accadono e senza tanti perché. Se provo andare alla ricerca di una qualche ragione … mi ritrovo a vedere l’insieme offuscato dove non c’è più un inizio e una fine … a volte penso che lo si analizza nell’immediatezza, come quando disegni e fai caso alle prime tracce grigie di matita … e ciò che guardavi all’inizio non è niente che assomiglia ad opera compiuta. Perché man mano si matura e si va avanti cambiando anche la prospettiva e idee dell’immagine strada facendo.
Quando leggo ciò che scrivi … lo devo rileggere immancabilmente una seconda volta. Non sempre colgo tutto … Mi gusta leggere quello che fai. E tra l’altro dato il mio vocabolario piuttosto limitato mi sembra sempre di imparare cose e parole nuove.
Non so in realtà quanto cazzo te ne freghi … ma volevo dirtelo. E sai ora ti confido una cosa. Per capire tutto ciò che mi circonda e che vedo, x riuscire a coglierne l’essenza … ho l’abitudine di paragonare tutto a tutto … se a volte di dico cose fuori luogo o faccio atti strani … non è che sono scema … è che sono pioggia. Molto pioggia.

Logan ha detto...

Che dire, piacere di aver suscitato sensazioni e sentimenti, piacere di aver aiutato a ricordare come siete o non volete essere, commenti del genere riempiono questo corpo di stimoli a continuare...
vostro
Logan.

Anonimo ha detto...

la mente se ne andava lui cercava come sempre con tutti i suoi sforzi di tenerla legata a se di tenerla per cosi dire al guinzaglio ma cera poco da fare,dove se ne andava? dove finiva lui stesso nel momento che scompariva che il suo corpo gli ricordava nemmeno lontanamente chi fosse,tutto sfumava tutto perdeva colore,la luce gli alberi le persone ogni cosa appariva lontana anni luce e sentiva in risonanza come in sordina quei suoni di quel mondo che si era coperto di artificiosita' che si era reso disumano,con questi non pensieri andava barcollando in una strada buia al ritmo battente della pioggia,quanto desiderava un po' di umanita' quanto desiderava reincarnarsi nel suo corpo alieno abitarlo di nuovo e ritornare ad aessere nella vita,ma ancora navigava nello spazio in una dimensione senza tempo in un incubo, incantesimo vivente nella sua mente,è l'unico pensiero reale che popolava le sue giornate era: "in certe menti il tempo non esiste",e un solo desiderio-non desiderio veniva dal suo cuore gelato che gli ricordava quanto desiderasse far ritorno in se stesso,nella sua vita nel suo mondo colorato di gioia.